Dante ripercorre nella Commedia il tema dell’esilio. L’esilio è una perdita degli affetti, del luogo nativo, dei beni, l’esilio comporta l’elaborazione del lutto che in Dante coincide con l’elaborazione della scrittura che è anzitutto riflessione a partire dalla morte. Tutta la vita del Poeta è una storia di esilio e la sua opera più grande ne è la metaforizzazione dove il viaggio rappresenta una modalità di recupero della patria, dell'amore e della “diritta via” perduta, permettendogli di ricomporre la frattura storica e la disgregazione esistenziale prodotte dall’esilio stesso. Per Dante il dilemma dell'essere è quello dell'uomo che noi tutti possiamo ritrovare negli occhi di quegli esuli che oggi fuggono dalle guerre, dalla fame e dalla povertà e rivedere nei loro il dramma che l’esilio ha generato nei suoi. E come per i nuovi esuli la perdita della patria lo induce a pensare in termini non più solo cittadini, ma nazionali e universali per cui l’esilio diviene per Dante l’occasione per ricomporre le diverse dispersioni, quella morale, quella linguistica e quella politica. La stessa occasione che, a settecento anni dalla sua morte, a noi oggi è data accogliere.