domenica 13 novembre 2005

Cinquantunesima Biennale di Venezia

Tanto e forse anche troppo si è già detto e scritto riguardo a questa 51° Biennale; sull’assenza di artisti italiani e di un padiglione nazionale curato autonomamente, tuttavia non mi sento di criticarla negativamente in blocco. La Biennale quest’anno è molto diversa dalle precedenti edizioni. Certo, stupisce la rarefazione delle opere esposte: nell’arsenale gli anni scorsi, l’esposizione si presentava come un confuso bazar di opere ammucchiate che, ignorando più o meno intenzionalmente quei luoghi già di per sé carichi di storia e di arte, rigettavano qualsiasi  contestualizzazione. Quest’anno la deferenza è forse eccessiva, quasi religiosa.

In confronto alla precedente sembra che la mostra sia ancora in fase di allestimento. La rarefazione è l’elemento caratterizzante di questa Biennale. La si percepisce, oltre che ai Giardini e all’Arsenale, anche nei padiglioni nazionali e nelle tantissime sedi dislocate per tutta la città. Ma è rarefatta anche nei contenuti? Direi proprio di no! Credo che la chiave di lettura sia proprio da ricercarsi nel moto di reazione connesso alle passate edizioni. La Biennale tutta, si ritrova accomunata  nel minimalismo. Un minimalismo che rende visibili pezzi di realtà che non avremmo notato, come  ad esempio, la porzione di spazio occupato dall’aria sopra due rampe di scale: un gigantesco calco di Rachel Whiteread che accoglie il visitatore nella grande sala del Padiglione Italia, ricavato dal vuoto lasciato da una scala partendo dai suoi gradini fino al soffitto.

Oppure, Tino Sehgal che nel padiglione della Germania, praticamente vuoto, fa accogliere i visitatori da degli interpreti, con danze e canti a loro personalmente diretti; mentre, in un’altra sala completamente vuota, la “guardiana” offre  il rimborso di tre euro del prezzo d’ingresso alla Biennale se il visitatore si presta a discutere dell’economia mondiale con lei. Ancora più eclatante è il caso di Daniel Knorr che presenta il padiglione della Romania completamente vuoto con solo le rare tracce del precedente allestimento! Gli esempi di rarefazione sono innumerevoli anche solo legati alla realizzazione degli allestimenti, per lo più finalizzati ad interagire con il visitatore. Alla disseminazione di sedi per la città si sovrappone un notevole numero di manifestazioni ed eventi collaterali tra questi assolutamente imperdibili sono la retrospettiva di Bice Lazzari e di Lucian Freud o la mostra dei dipinti su carta di Jackson Pollock.