Nello spazio della Fondazione Arnaldo Pomodoro, in una superficie espositiva di oltre 3.000 metri quadri, in quella che è la parte più antica del complesso delle ex officine Riva & Calzoni. dove venivano costruite, già dal 1926, turbine idrauliche anche quelle con le quali sono stati realizzati gli impianti per le cascate del Niagara; ebbene, in questo luogo, carico di fascino e di storia, si svolge l’eccezionale evento della mostra "La scultura italiana del XX secolo" con la quale si inaugura la nuova sede della Fondazione che il grande artista Arnaldo Pomodoro ha fortemente voluto proprio come istituzione dedicata allo studio e alla documentazione della ricerca scultorea contemporanea.
Sono esposte le opere di 109 artisti che raccontano il percorso della scultura moderna dalla fine dell’ottocento ai nostri giorni. Si incomincia con Medardo Rosso, il primo scultore per il quale la scultura non è più descrizione e celebrazione, ma avventura della materia che, grazie alla luce che ne fa vibrare le superfici, pare vivere e trasformarsi nello spazio. Seguono le ricerche futuriste di Umberto Boccioni e Giacomo Balla, dove la forma mostra plasticamente il proprio sviluppo nello spazio e i contorni si moltiplicano nei singoli momenti del movimento. Tra gli anni ‘20 e ‘50, su un altro versante, gli artisti Arturo Martini, Mario Sironi, Marino Marini e Giacomo Manzù, sono intenti a rinnovare nella modernità il concetto di statuaria e, pur senza contrapporsi all’idea storica di scultura, ne rinnovano il fondamento iconografico spogliandola dalle retoriche accademiche. Contemporaneamente la linea futurista si evolve in autori come Fortunato Depero che, anticipando le esperienze della neo-avanguardia del secondo dopoguerra, rifonda la scultura come complessa qualificazione dello spazio ambientale in senso “teatrale”, sperimentando, inoltre, materiali nuovi, anche quelli prelevati dalla realtà ordinaria.
Procedendo troviamo la scultura di impronta astratta che con Fausto Melotti e Lucio Fontana vede i suoi interpreti più geniali. Vicino a loro si collocano figure come quelle di Ettore Colla e Nino Franchina, che utilizzano residui della produzione metallurgica in reinvenzioni di intensa forza plastica; e Alberto Burri, protagonista indiscusso del polimaterismo. Grande è il rinnovamento della scultura che matura nel cuore degli anni ‘50, con Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, Andrea e Pietro Cascella, Pietro Consagra e Alik Cavaliere, le cui opere esplorano le vie di una scultura a misura ambientale ed insieme l’impegno sociale e politico di quegli anni che si mostra con maggiore evidenza nell’ironico neo-dadaismo di Enrico Baj. Impegno che solo apparentemente sembra assopirsi negli anni ‘60 con l’arte povera, ma che in realtà è profondamente integrato nelle opere degli artisti che ne fanno parte come Mario Merz, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Luciano Fabro e Giulio Paolini, dove la concettualità, attraverso l’adozione di materie e forme prelevate dalla realtà quotidiana si fa poetica. Contemporaneamente, la misura ambientale diviene la problematica fondamentale anche presso gli artisti di origine concretista e minimal, da Giuseppe Spagnulo a Mauro Staccioli, da Giuseppe Uncini a Gianfranco Pardi, i quali danno vita a vere e proprie trasformazioni dello spazio fisico. Le generazioni più nuove, dalla transavanguardia di cui sono esponenti Enzo Cucchi e Mimmo Paladino al ripensamento post-minimal di Nunzio, dalle installazioni di Perino&Vele, Giuseppe Gabellone, Remo Salvadori e Massimo Bartolini agli interrogativi che pone Maurizio Cattelan fino alle invenzioni fantasticanti di Antonio Riello, indicano come la scultura italiana sia vitale.
Occasione, questa promenade attraverso la rivisitazione della scultura italiana moderna e contemporanea, assolutamente imperdibile. Rassegna unica e finora mai realizzata che solo il viscerale amore per l’arte e la cultura - che invece proprio in questi giorni viene sacrificata ulteriormente e privata dei già ridottissimi sostegni – ha spinto Arnaldo Pomodoro a realizzare questa opportunità nel confronto fra scultori di un intero secolo.