Nel pensier mi fingo
Installazione composta da scatole di pietra contenenti il mare Leopardi in questo suo verso si finge nel suo Infinito. La capacità creativa prende spunto dal limite e dalla separazione: la siepe esclude lo sguardo dell’ultimo orizzonte, la barriera, l’ostacolo è spunto creativo, sedendo e mirando, si finge nel pensiero spazi interminati, sovrumani silenzi, profondissima quiete. La visione è interiore. L’anima ha come il bisogno di “fingersi”, figurarsi l’infinito. “Fingersi” è immaginare e dove ciò avviene è “nel pensier”. Il poeta individua dentro di sé un luogo franco dove è possibile fingersi senza che la finzione lo scolli dalla realtà che ha davanti. Questo è anche il luogo in cui è possibile “fingersi” le cose importanti della vita: l’amore, l’infinito, ciò che non vediamo ma che sappiamo esistere perché di esso ne abbiamo l’intuizione.