Nel periodo che ci ha preceduto, l’arte ha spesso avuto una funzione storico-sociale: è stata la concretizzazione dei valori, delle visioni del mondo, degli ideali in cui una determinata società si è riconosciuta. Si pensi quale valore estetico, religioso, politico hanno significato per l’antica civiltà greca, il tempio, la scultura o la tragedia; così come, per fare un altro esempio, il nostro Rinascimento che nel rinnovamento culturale e scientifico, attraverso la riscoperta dell’uomo e dell’Umanesimo, instaurò un nuovo ideale di vita dove pittura, poesia, letteratura, musica, hanno stabilito un rapporto di reciprocità tra uomo, società, ideali e politica.
Le stesse prerogative le ritroviamo in tutti i movimenti artistici sino alle avanguardie del novecento e in tutte le scuole, gli stili, le tendenze e correnti artistiche che hanno permeato la nostra cultura divenendo inequivocabilmente rappresentative del luogo e del periodo che le ha prodotte.
Oggi la nostra esperienza estetica è differente, l’arte ha abbandonato questa sua particolare peculiarità. La nostra società è sempre più caratterizzata da una frammentazione dei valori estetici, una sorta di esteticità diffusa. Circolano molti più prodotti artistici, molti più valori estetici, ma, in modo inversamente proporzionale la loro incisività si è sensibilmente ridotta.
Più che di “capolavori” nel loro significato unilaterale ed implicito, si produce un movimento esteticamente significativo, una sorta di disseminazione estetica che a volte, purtroppo, è ridotta solamente a spettacolo.
Questa è indubbiamente la caratteristica principale della nostra epoca mass-mediologica e pur constatando un diffondersi continuo di strutture e occasioni atte ad accogliere e far conoscere l’arte contemporanea, questa è presentata in funzione di un’ottica museale pubblicitaria.
Dell’arte contemporanea è proposto l’aspetto più superficiale dell’esperienza artistica. In queste strutture, che in Italia vanno sempre più moltiplicandosi, è cancellata la sperimentazione ed ignorata la presenza di una cultura locale a favore di una di tipo internazionale e globalistica. Questo atteggiamento mostra uno stato d’inferiorità che si esplicita nella realizzazione di musei e di collezioni comunali e regionali, dove le esperienze territoriali sono misconosciute, preferendo a queste, collezioni internazionali composte perlopiù di scarti, anche per la cronica carenza di disponibilità finanziarie, e opere marginali di artisti dai nomi più blasonati a scapito di collezioni territoriali ben più abbordabili che ci permetterebbero di conoscere e preservare la cultura e la vitalità di un paese, di un territorio o una regione.
Qualunque regione potrebbe tranquillamente permettersi di acquisire con poca spesa, esemplari collezioni di artisti che operano sul proprio territorio, ma per il timore di provincialismo viene dispersa questa cultura. I Comuni si sentono sminuiti se si prospetta loro un museo territoriale, mentre in realtà, proprio a causa del persistere in questo comportamento, l’Italia è stata privata di una memoria storica e culturale fondamentale. Se uno studioso, un artista o uno storico volesse conoscere l'arte contemporanea italiana locale dal dopoguerra a oggi, non ha alcun elemento per farlo.
Se invece ogni regione o Comune italiano raccogliesse le opere dei propri artisti, preserverebbe un patrimonio storico-culturale incalcolabile, preservando la propria identità.
I paesi con una tradizione culturale contemporanea oltre a sostenere la sperimentazione, cosa che in Italia non accade, tutelano la cultura del loro territorio attraverso raccolte pubbliche. Questo avviene negli USA come in Giappone, Germania, Inghilterra, Francia o in tutti i paesi nordici europei dove i musei locali sono una realtà capillare e motivo di orgoglio senza alcuna competizione nei confronti del MoMA, del Tate Modern, del Centro Pompidou e dei grandi musei internazionali.
E’ fondamentale in ogni territorio e in ogni comunità, la realizzazione di spazi dove i cittadini possano convergere, confrontarsi, conoscere e dunque vivere l’arte nel suo divenire. L’esperienza dell’arte contemporanea è un’esperienza inquietante, che apre un mondo alternativo a quello presente, scuote le nostre abitudini, le nostre certezze, risveglia la nostra capacità critica.
L’arte contemporanea è qualcosa di più di un semplice godimento, ci solleva da questa esistenza, non genericamente per consolarci facendoci sopportare in qualche modo i mali della vita, ma per rendere l’esistenza che conduciamo più vera, più viva.