sabato 6 gennaio 2007

Where Are We Going ?

Eravamo stati con il fiato sospeso sul futuro di Palazzo Grassi. Dopo la dismissione da parte del gruppo Fiat, che negli ultimi trent’anni lo aveva elevato a sede tra le più importanti a livello internazionale, si era temuto che passando di mano venisse stravolta la destinazione d’uso, magari nell’ennesimo grande albergo. Invece, dopo una ristrutturazione avvenuta in tempi record, la prestigiosa sede torna alla cultura e all’arte con un rinnovato look più adatto alla sua destinazione grazie agli interventi dell’architetto giapponese Tadao Ando.

L’acquisizione della struttura da parte di Francois Pinault, il francese imperatore del lusso e dei grandi magazzini, ma anche grande collezionista d’arte con oltre duemila opere tutte di straordinario valore, è avvenuta dopo innumerevoli difficoltà che volevano Palazzo Grassi trasformato in qualcosa d’altro. Dobbiamo alla caparbia del Comune di Venezia se e a causa del ben noto disinteresse dei potenziali mecenati nazionali, capaci purtroppo di investire cifre stratosferiche nel calcio, quasi mai nella cultura, la struttura con la sua funzione è stata salvata pur tollerando, anche in questa circostanza, l’ennesima colonizzazione estera.

Situazione del tutto simile e contestuale a quanto accaduto con il collezionista americano Mitchell Wolfson a Genova o il tedesco Reinhold Wurth  che, dopo una donazione di duemilioni e mezzo di euro alla Regione Sicilia per il restauro della Palatina, si è insediato nel Palazzo dei Normanni con un programma di mostre della sua incredibile collezione che consta di novemila opere; mentre a Roma il grande collezionista Larry Gagosian, nonché gallerista, da molti considerato il più potente del mondo, si sistema a Palazzo Taverna.

In questo contesto, dove ognuno può farsi l’opinione che vuole in merito, assistiamo comunque ad un nuovo ed insperato interesse per l’arte contemporanea. Questa prima mostra “Where Are We Going ?” della nuova gestione di Palazzo Grassi è stata curata da Alison M.Gingeras e sono esposte circa duecento opere tra le più significative di una cinquantina di star internazionali dell’arte in un periodo che va dal dopoguerra a oggi. Si tratta di un’occasione davvero eccezionale per vedere riunite insieme tante opere d’arte famose e di assoluta importanza, dagli albori del minimalismo con Piero Manzoni, Mark Rothko, Donald Judd fino all’espressioni più recenti e controverse  come Jeff Koons, Damien Hirst, Cindy Sherman o Maurizio Cattelan e tanti, tantissimi altri artisti contemporanei.

Quello che Francois Pinault ci propone è un evento inconsueto in un Paese che solitamente vede le manifestazioni d’arte contemporanea, cenerentola  della cultura per pubblico e diffusione mediatica e, a causa di ciò, sempre più raramente frutto di profondi e  minuziosi studi, ma piuttosto di generici agglomerati che si dimenano nel silenzio siderale. L’interesse che la svolta impressa  dalla nuova gestione ha suscitato sia sui mezzi di comunicazione che sul pubblico, prova ne è la grande affluenza, fanno ben sperare per il futuro. Infatti  Palazzo Grassi non si limiterà a questo exploit  ma prevede un intenso programma di mostre d’arte moderna e contemporanea. Sono in progetto per novembre 2006 “Picasso / joie de vivre”,  nella primavera – estate del 2007 “Europa 1967”  e per il 2008 una grande mostra sull’Arte Povera.