Di rilevante interesse storico ed artistico l’importante mostra dedicata alla Pop Art italiana fiorita in anni mitici della nostra storia recente: gli anni della "dolce vita".
La mostra, che si tiene a Modena dal 17 aprile al 3 luglio, è organizzata dalla Galleria Civica, grazie anche al mecenatismo culturale della locale Fondazione della Cassa di Risparmio.
Il primo dato che emerge da questa significativa rassegna, è come la pop art in Italia sia stata parte di un processo più vasto e decisivo della cultura artistica italiana in un paese unificato, nel bene e nel male, dalla televisione: mentre la critica ufficiale, con il suo ormai abituale ritardo, non ne comprese il significato e, ostinandosi a definire gli artisti di questo periodo per scuole artistiche locali, retaggio di una cultura ancora ottocentesca, ignorò la realtà rappresentata dalla comune ricerca degli artisti al superamento della vecchia polemica tra figurazione e astrazione che tanto influì sulla cultura italiana del decennio precedente.
Dalla mostra emerge inoltre chiaramente come la pop art in Italia oltre ad essere il risultato di circostanze nazionali derivanti da quegli elementi unificatori così ben descritti da Pierpaolo Pasolini, fu anche il risultato, per un verso, dell’eredità del tardo futurismo - ben riconoscibile nelle opere di Enrico Baj – e per un altro verso, dei rapporti artistici internazionali - come quelli col Nouveau Realisme con Mimmo Rotella - e non come è stata considerata dalla critica, unicamente un fenomeno di importazione sostanzialmente anacronistico nei confronti delle, peraltro coeve, esperienze statunitensi e inglesi. A causa di questa sottovalutazione mantenutasi anche nella letteratura critica successiva, artisti italiani degni non solo di attenzione nazionale, bensì di partecipare a pieno titolo al panorama internazionale della Pop Art, sono stati esclusi.
Questo giudizio negativo oltre che mostrare la scarsa capacità del sistema artistico italiano di sostenere i propri artisti, non solo all’estero, ma anche in Italia - al contrario di quello Statunitense del quale oggi sappiamo avere coinvolto a questo scopo addirittura la CIA - ha anche la grave colpa di non essere stata in grado di riconoscere le qualità peculiari che hanno contraddistinto la pop art italiana. Queste qualità si rilevano in una certa "pittoricità" propria degli artisti italiani, come per esempio in Mario Schifano, che anticipano per certi versi il graffitismo fino alla pittura di Jean-Michel Basquiat.
La mostra di Modena contribuisce a fare chiarezza, ed a mio giudizio è assolutamente imperdibile sia per la tematica affrontata che per la selezione delle opere esposte.