domenica 6 marzo 2005

Artour-O a Firenze

Città difficile Firenze per l’arte contemporanea legata com’è  alle vestigia di un passato dal quale trae la sua principale fonte di sussistenza. Eppure lo spessore culturale e umano dei suoi abitanti  si distingue per sensibilità e generosità. Cosa dunque determina questa sua idiosincrasia nei confronti della contemporaneità? Il futurismo e’ nato qui ma in breve tempo si e’ trasferito. Lo stesso e’ accaduto tra gli anni sessanta e settanta con le correnti artistiche del newdada e concettuale.

Le difficoltà di tipo culturale, se mai esiste ancora una distinzione, sorgono per lo più dalla necessità di conservare posizioni economiche acquisite. L’arte contemporanea a Firenze non può che essere vista come un elemento di disturbo nel tranquillo vivere quotidiano. Come comprendere altrimenti ciò che accade in questa città che da almeno trenta anni discute e progetta di realizzare un centro per l’arte contemporanea che, in un futuro incerto, dovrebbe prendere forma  nel “ex meccanotessile” ma, viste le infinite vicissitudini compresa quella di vedere assegnato lo spazio ad altra destinazione, siamo ormai rassegnati a non vedere mai concretizzare; o, nel momento in cui realizza uno spazio come il recente e contestatissimo “Quarter”, si scopre ossequiante dei soliti curatori che ripropongono nomi e  artisti già affermati, così come accadrà tra breve che verrà realizzata l’ennesima esposizione  per “l’emergente” Enzo Cucchi! Oppure ciò che è accaduto a conclusione della costosissima e decennale ristrutturazione/restauro del Forte di Belvedere riaperto con una ciclopica esposizione organizzata da un noto curatore che ha prosciugato tutti i fondi disponibili obbligando il Comune ad una repentina chiusura; o ancora con l’acquisizione e il restauro del bellissimo ambiente della antica stazione Leopolda la cui gestione è stata poi assegnata ad un ente per la moda che l’utilizza per lo più per manifestazioni o attività legate alla moda stessa..

In questo clima si inserisce ARTOUR-O, una manifestazione fieristica allestita nelle camere d’albergo dello Starhotel Michelangelo a cui hanno partecipato un ristretto numero di operatori culturali: galleristi, editori, fondazioni e associazioni culturali con l’intento di presentare nuove proposte e nuovi artisti con il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Agenzia per il Turismo.
A parte la finalità “fieristica”, l’intento di richiamare gli amanti dell’arte e di raccogliere il messaggio della grande ed illuminata Committenza del passato che ha reso uniche le nostre Città d’Arte, come si legge sul catalogo, è pregevole ma inefficace. Non servono sporadiche manifestazioni per vitalizzare la cultura e di riflesso un possibile proficuo mercato dell’arte che si rivolga a quegli artisti emergenti nel territorio, se poi questi sono completamente ignorati dalle istituzioni che dovrebbe promuoverli creando quelle opportunità necessarie a salvaguardare il patrimonio vivo della città. Sono loro la vera ricchezza per Firenze non già gli affermati e consacrati artisti di fama internazionale.