giovedì 2 luglio 2009

Divenire e Memoria



"La memoria non consiste nella regressione dal presente al passato, ma al contrario nel progresso dal passato al presente." Henri Bergson

"Gli uomini per questo muoiono, perché non possono ricongiungere il principio con la fine". Così affermava Alcmeone, medico greco del VI secolo a.C. Affermazione che si chiarisce in riferimento all’icona del cerchio: in esso, dice Eraclito, "principio e fine coincidono" ed Aristotele aggiunge "nel semicerchio o arco di cerchio la fine non è ricongiunta col principio, mentre nel moto circolare lo è, e solo questo è perfetto".

La memoria col suo moto circolare, pur alterato dall’oblio, dà senso e significato all’esistenza, ma al contempo, proprio nel tentativo di opporsi alla caducità, consapevolezza di quel divenire che ci appare incapace di ricongiungere il principio con la fine. Difatti, il divenire dell’esistenza di ogni singolo individuo non si chiude nella figura del cerchio: in esso principio e fine non si toccano. L’esistenza degli uomini è un cerchio incompiuto, un arco: l’arco della vita appunto e, come ci evidenzia Eraclito, la lingua ancor prima dell’idea, per una meravigliosa e tremenda ambiguità linguistica, si sovrappongono. La parola greca bios, infatti, accentata sulla prima vocale significa "vita", sulla seconda vocale significa "arco". Lo stesso arco che toglie la vita, ci rammenta ancora Eraclito.

La dissimmetria, che vede da una parte il divenire, la materia, il corpo, dall’altra la memoria, la forma, l’eternità, è solo apparente. Oltre la fine dei singoli corpi e dei singoli mondi, per la legge dell’isonomia, vale a dire per effetto del bilanciamento delle forze opposte, questa dissimmetria continua a dare vita a nuovi corpi e nuovi mondi: per una vita che finisce, altre ne iniziano ed è pertanto nel mutare che risiede la perennità del tutto.



Becoming and Memory

"Memory does not consist of regressing from the present to the past, but rather of progressing from the past to the present". Henri Bergson.

"For this reason men die, because they are unable to join the beginning to the end", affirmed Alcman, a Greek doctor in the VI century BC. His statement becomes clear if we relate it to the icon of the circle in which, according to Heraclitus, "beginning and end coincide". Aristotle was to add that "in a semicircle and in the arc of a circle the end does not join up with the beginning, whereas in a circular movement it does, and perfection lies only in the latter".

Memory, with its circular motion, although altered by forgetfulness, gives sense and meaning to existence. However, at the same time, in the very attempt to oppose and resist frailty and transitoriness, we gain awareness that the process of becoming appears to us incapable of joining up the beginning with the end.

In fact, becoming, in the existence of each single individual, does not close itself within a circle. The beginning and the end do not meet.

Man’s existence is an incomplete circle, an arc: the arc of life, in fact. Heraclites pointed out that language, even before the idea itself, in a wonderful and immense example of linguistic ambiguity, superimposed the two words, arc (which is also the word for "bow") and life. The Greek word bios, in fact, with the accent on the first vowel means "life", whereas when the accent falls on the second vowel we have the word "bow" (the weapon). The same bow which, as Heraclites’ reminds us, takes life away.

Dissymmetry, which puts becoming, matter and the body on one side and memory, form and eternity on the other, is only apparent. Beyond single bodies and single worlds, through the law of isonomy, that is to say, through the balancing of opposing forces, this lack of symmetry continues to give life to new bodies and new worlds. For each life which ends, others begin. It is thereby in mutation or change that the perennial nature of everything lies.