Nulla muore e tutto rinasce a nuova vita.
Questo è ciò che, senza indugio alcuno, si avverte osservando l’opera di Romano Natali, l’artista, che, con metodica ossessione, da sempre raccoglie tutto ciò che trova e che per lui è ancora interessante, ci mostra un aspetto della nostra esistenza che solitamente tendiamo a disconoscere.
Egli ci pone di fronte a ciò che noi solitamente gettiamo via perché vecchio, inutile, rotto o soltanto venuto a noia, e – nel recuperarlo, riscoprendovi un barlume di vita interiore - lo rivitalizza trasformandolo in cosa nuova: trasformandolo in un oggetto d’arte!
Il criterio fondamentale adottato da Romano Natali è quello di riconoscere che ogni materiale ha una vita propria, un’anima, l’oro come la carta igienica, il cristallo come un pezzetto di spago, ogni materia possiede una sua ricchezza. Unendo, cucendo, incollando, inchiodando, saldando gli oggetti-rifiuto con le loro specificità di materiale, egli sfrutta ogni significato possibile dell’unità messa a disposizione del tutto. Sono certo che perfino la comune spazzatura gli procuri gioia nel toccarla, nel manipolarla, perché in essa egli riconosce una sua storia. Natali ci indica come anche nel frugare tra i detriti maleodoranti si trovino oggetti che sono stati lavorati, che hanno vissuto, che sono esistiti, che hanno assunto quindi una certa bellezza. Romano Natali realizza ciò che Roland Barthes aveva definito "uno stupore perpetuo, il sogno dell’uomo davanti alle proliferazioni della materia, davanti ai legami che egli coglie tra il singolare dell’origine e il plurale degli effetti”.