giovedì 2 febbraio 2006

Gli ambienti del Gruppo T. L'origine dell'arte interattiva

Mettere in dubbio le proprie certezze ponendole nella dimensione relativistica dell’essere e dell’apparire è, in ultima analisi, ciò che distingue l’umanità. L’intelligenza individuale, relazionandosi con "l’altro", attraverso la convivenza sociale, la tolleranza, l’accettazione del differente pensiero, situazione, ambiente; trascende l’etica e si fa estetica. È questa mutevolezza dell’apparire che ci cattura coinvolgendoci in una entusiasmante esperienza nella mostra allestita alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: "Gli Ambienti del Gruppo T– l’origine dell’arte interattiva".

Si tratta di un importante riconoscimento, al gruppo artistico italiano che con notevole originalità si è distinto nel quadro internazionale dell’arte degli anni ’60 anche nei confronti di altri analoghi gruppi artistici della "Op/tical Art e che come questi si contrapponevano alla Pop/ular Art. la Op Art si proponeva di far confluire, assieme al fattore ottico-percettivo, le esperienze cinetiche e visuali sulla base di una razionalità programmata ma allo stesso tempo connesse a quegli elementi di casualità e di imprevidibilità che le correnti irrazionali del dopoguerra pongono al centro delle loro ricerche. A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, a Milano, a Padova, a Parigi, a Dusseldorf, in Spagna, nascono i "Gruppi" con l’intento di "creare", seguendo dei comuni denominatori. Si chiameranno, rispettivamente: Gruppo T, Gruppo Zero, Gruppo N, GRAV, (Groupe de Recherche d’Art Visual) Equipe 57, Azimut, Miriorama. Il comune denominatore di questi gruppi è il movimento che si realizza con l’Arte cinetica, Arte Programmata e Optical Art.

Partendo dalle premesse poste dagli artisti delle avanguardie storiche (dalla didattica della Bauhaus, attraverso la rilettura del dinamismo futurista, delle opere mobili di Duchamp, dei progetti di architettura mobile di Tatlin, delle sculture animate da luci artificiali di Moholy-Nagy), giungevano alla realizzazione di opere di grande impatto, al passo con i tempi; anni in cui decolla la consapevolezza che la società e il mondo del lavoro mutano velocemente. Malgrado questi gruppi siano stati soverchiati dall’arte proveniente da oltreoceano, essi la influenzarono in quelle forme proprie del Minimalismo con i suoi sviluppi. Il Gruppo T, critico nei riguardi dell’espressività oggettiva e dei percorsi individuali, in netta opposizione con le forme artistiche che in quegli anni si esprimevano nell’ideologia esistenzialista dell’Informale, nella Pop Art, nell’antirazionalismo in genere; piuttosto che sui fenomeni ottici, indagherà sulla variabilità dell’oggetto e sugli effetti della partecipazione dello spettatore all’opera. Gli esponenti (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, cui si aggiungerà Grazia Varisco) attraverso un lavoro collettivo, partendo dalle ricerche dinamico strutturali nell’applicare al lavoro artistico le tecniche industriali e dell’industrial design, si interessarono al rapporto arte-ambiente, realizzando environments ottico-cinetici, tesi a mettere in dubbio il rapporto col fruitore attraverso false prospettive e varianti percettive.

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, per la prima volta dedica i suoi grandi spazi a questi protagonisti dell’arte italiana, alla conoscenza approfondita ed interattiva delle loro opere dove lo spettatore ne è parte integrante e viene condotto in un’esperienza polisensoriale attraverso inattese azioni cinetico-ottico-percettivo dove viene valorizzata la sua esperienza e diviene il protagonista indiscusso di opere in trasformazione permanente.