giovedì 3 ottobre 2013

Installazione nel Museo Bellas Artes Emilio Pettoruti - La Plata - Argentina




Un'opera sospesa su un reticolo di sottilissimi fili di nylon tesi tra le pareti così da farla apparire 'leggera', fluttuante nell'aria, mobile come la corrente di un fiume. Posta ad un'altezza di poco superiore a quella raggiungibile in punta di piedi allungando il braccio. L’installazione è formata da fogli di 'risulta' appesi a questi fili. Di ‘risulta’ in quanto riutilizzati dopo essere stati impiegati per isolare dal contatto le pagine dei libri e delle grafiche, che realizzo con metalli in pasta di ferro, rame, bronzo e ottone sui quali intervengo facendoli ossidare. Si tratta di fogli di comune 'carta da forno', dove rimangono impresse come dei monotipi, le tracce di quei lavori, di quei metalli, di quelle ossidazioni. Sono, quindi, una sorta di 'ectipi', tracce derivate da qualcosa di cui si è cancellata o dimenticata l'origine che vengono assunti a nuova vita. Su questi fogli così trattati imprimo con la pasta di ferro un testo che è anche il titolo dell'opera, riportando per frammenti su tutti i 'fogli', un brano tratto dalle pagine finali del romanzo Siddharta di Hermann Hesse : "E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il Mondo. Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della Vita". Su quei 'fogli' l'irrealtà del tempo, la coincidenza degli opposti, la vita, la morte, l’amore.


Testo di Giampaolo Trotta
"Le istallazioni ‘rugginose’ di Ignazio Fresu sono frammenti monumentali alla deriva di misteriosi archeologismi industriali, nei quali un tecnicismo ammaliante trasforma residui di imballaggi effimeri in fantascientifici portali, architetture, colonnati, reticoli tubolari dalle reminiscenze classiche oppure precolombiane. Equilibri ancora una volta precari, messaggeri di profonde e criptiche concettualità cosmiche, superfici corrose sotto gli agenti meteorici che disvelano pensieri escatologici entro panorami scenici dalle sonorità corali e coinvolgenti. Simbologia mediata attraverso l’apparenza delle cose, simbologia del divenire attraverso la metamorfosi, la mutazione che mantiene come costante universale dell’esistenza la sublimazione poliedrica del Bello. “Divenire – sostiene l’artista – s'impone come la sostanza stessa dell'Essere, che a sua volta ci appare come il rinnovarsi di un ente che prima mancava di una caratteristica e in seguito l'acquista diventando forma”. Tutte le sue installazioni - che siano 'portali', colonne dirute, strutture tubolari, lanterne, vestiti, scarpe o libri 'pietrificati' o nelle sembianze del ferro che costantemente nei suoi ossidi muta toni e cromie - sono attraversate e pervase di un colto ma 'semplice' messaggio interiore fortemente esistenziale. Per la mostra in Argentina Fresu propone un'installazione solo apparentemente 'leggera', fluttuante nell'aria e mobile come l'acqua corrente di un fiume. Si tratta, infatti, di un'opera sospesa su un reticolo di invisibili e sottilissimi fili di nylon per il tessuto, tesi tra le pareti e ad un'altezza di poco superiore a quella umana, su cui appende i fogli di 'risulta', riproducenti quelli normalmente impiegati per isolare dal contatto le pagine dei libri e le grafiche, che egli realizza con metalli in pasta di ferro, rame, bronzo e ottone. Rappresentazione di fogli di comune 'carta da forno', sui quali rimangono impresse le tracce di quei lavori. Sono, quindi, una sorta di 'ectipi' (oggetti della realtà esterna, corrispondenti ad un loro archetipo eterno e ideale), cioè tracce derivate da qualcosa di cui si è cancellata o dimenticata l'origine, che vengono assunti a nuova vita. Da qui il titolo ovvero il commento filosofico dell'opera riportato in un suo 'foglio', che è un brano tratto dalle pagine finali del romanzo Siddharta (1922) di Hermann Hesse, il lungo viaggio esistenziale (in un'India tutta metafisica e contemplativa) verso l'illuminazione e la pace interiore liberatrici dalle inquietudini, dalle incertezze e dell'ansia di ricerca di se stessi, davanti al Mondo ed al fluire della Storia: "E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il Mondo. Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della Vita". Quei lacerti impressi 'sindonicamente' sui tremuli 'fogli' di Fresu ci trasmettono concettualmente, sub specie artistica, l'irrealtà del tempo, La necessità di ripetere gli errori dei padri, la coincidenza degli opposti. L'esistenza di due modi di sapere (uno puramente intellettuale e astratto, l'altro di tutto il corpo e l'anima), il bisogno di spaziare nell'immensità del Tutto, vivere nell'eterno. Chi veramente sappia 'pensare', pare suggerirci Fresu, non troverà più nulla di difficile o di inutile e da 'buttare via' nel Mondo. Ciò nonostante, Ignazio Fresu non ha nessuna pretesa di passare per un nuovo ed accademico 'filosofo'. Le sue creazioni e le sue installazioni nascono sotto il segno della fantasia creatrice e si pongono nella categoria dell'Arte. Questo è ciò che le rende così limpide, gradevoli, immediate, coinvolgenti, accessibili. Il contenuto 'ideologico' si concretizza in immagini nitide e vive e nel ritmo stesso del fluire dell'installazione, intrisa di pace e di pacatezza contemplativa. I suoi 'fogli', dai toni bruni e caldi dell'ossidazione del ferro e della corrosione del tempo, costituiscono una delle sue opere più vivaci ed estrinsecamente varie, con una vivida lucentezza di colori quasi da lacca orientale hessiana. Le 'pagine' di Fresu scorrono lente come il grande fiume descritto da Hesse e parlano, a chi lo sappia intendere, con la loro voce .antica, compendio di tutte le voci del Mondo." 

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