domenica 8 luglio 2012

Verità e menzogna dell’artel



Verità e menzogna dell’arte, vista attraverso la riflessione filosofica di due grandi pensatori agli antipodi temporali e di giudizio, come Platone e Nietzsche, semplifica molto bene l’evoluzione etica che ha caratterizzato l’Occidente in quest’arco di secoli, ma non quella di giudizio, che potremmo definire, con un termine coniato di recente rispetto al periodo che esso abbraccia, estetico. 
Infatti, il giudizio estetico si adatta sempre al presente vissuto in ogni epoca trasformandosi.
È, invece, proprio l’aspetto etico che maggiormente distingue Platone daNietzsche e che porta a considerazioni diametralmente opposte e influisce pesantemente sul giudizio estetico di entrambi. Quando Platone esilia l’arte fuori dalla sua Repubblica ideale vuole la musica e la pittura severamente censurate, considerava le arti potenti e pericolose modellatrici di carattere. Così, per formare e tutelare i cittadini ideali per una società ideale, l’arte necessita di essere rigorosamente controllata.
L’influenza di Platone (428-347 a.C.) sulla cultura occidentale è stata preponderante, in particolar modo per la forte influenza sulle arti e sulle teorie dell’arte sostenuta dal concetto d’imitazione come menzogna. Menzogna in quanto copia di un’altra decadente copia da un originale perfetto, razionale, eterno e immutabile. Anche la naturale bellezza di un fiore o di un tramonto e a maggior ragione, secondo la sua teoria, la loro rappresentazione, appare come una copia imperfetta della bellezza stessa. In questo mondo di apparenze il giudizio etico si sovrappone a quello estetico. Naturalmente Platone non è stato il primo né l’ultimo pensatore a ritenere che l’arte imiti la realtà. Cinquecento anni dopo, Plotino (203-270 d.C.) criticherà l’arte come imitazione della realtà e d’identità di bellezza e di proporzioni, perché proporzioni dell’uomo, del corpo umano, considerando la bellezza come qualcosa di spirituale. In contrasto con Platone, Plotino avversa l’identità di bellezza e di proporzioni, perché quelle proporzioni sono dell’uomo o, meglio, del corpo umano, mentre per lui la bellezza è spirituale.
Egli ritiene che non sia vero che gli artisti imitino semplicemente ciò che vedono con gli occhi, ” … ma ricorrono a quelle medesime ragioni, delle quali la natura consta e con le quali opera, oltre che essi creano molte immagini da sé e ne correggono altre, là dove la perfezione manca, perché ricevano bellezza …”.  Dunque l’artista trasforma la materia, che è il brutto, in una forma razionale. I corpi diventano belli, perché partecipano della ragione che è Dio.
L’arte come imitazione della bellezza eterna e della Verità eterna, influenzerà tutta l’estetica medievale trascendendo il concetto d’imitazione, con quello di emanazione, di origine orientale – per cui l’oggetto materiale diventa bello soltanto “in quanto partecipe del pensiero che discende dal divino”.
Concetto quello dell’imitazione che ritroviamo ancora molto forte nel Rinascimento quando il Vasari, nelle sue Vite dei Pittori, scrive che “la pittura è solo l’imitazione di tutte le cose viventi della natura con i loro colori e disegni così come sono in natura.”
Da allora ai nostri giorni molte pagine di estetica sull’arte come verità o menzogna, intese come falsa o vera imitazione, sono state scritte. Eppure questa è attualmente, con molta probabilità, la teoria più diffusa: la maggior parte delle persone pensa infatti tuttora che l’immagine debba essere un’immagine di qualcosa, e che un artista è qualcuno che può realizzare un quadro che “appare proprio come la cosa reale”.
Sarà solo alla fine del XIX secolo che l’idea di arte come imitazione comincerà a svanire dalle teorie estetiche occidentali per essere sostituita da teorie basate sul concetto di arte come espressione, arte come comunicazione, arte come forma pura, arte come tutto ciò che suscita un’”estetica”.
Ma l’arte come imitazione che cosa vorrebbe imitare? Forse acquisire una qualche verità? Sarà il filosofo che più di chiunque altro ha messo in crisi il concetto di “verità” a nobilitare l’arte come “valore etico” per eccellenza: Nietzsche (1844-1900). 
Nella concezione di Nietzsche, l’arte assume un importante valore di liberazione dell’uomo dall’oppressione della razionalità, permettendo all’individuo di esprimere la propria creatività e quindi la sua irrazionalità, in un mondo che tende a distruggerla.
Nietzsche identificava proprio nell’arte la Verità, in quanto unica manifestazione umana a svelare il proprio fingimento.
E’ attraverso la sua personale concezione del nichilismo, per cui nichilistica è la condizione dell’uomo che scopre il mondo “vero” come “apparente”, che l’uomo stesso può smascherare l’illusione. Condizione questa che si affaccia all’uomo quando assume la consapevolezza che la verità è inattingibile e che di fronte all’impossibilità di una conoscenza “vera”, all’illusorietà di una verità con i suoi caratteri di assolutezza, di fronte alla condizione nichilistica cui l’uomo va incontro assumendo la consapevolezza di quella impossibilità e illusorietà.
Di fronte a tutti questi problemi è giunto il momento di compiere una trasposizione genealogica della questione della verità, e chiedersi, insieme a Nietzsche: perché è necessaria la fede nei giudizi sintetici a priori? O più direttamente: perché è necessaria la verità?
Questa è per Nietzsche una metafora, la più raffinata, una finzione, una funzione, un gioco d’azzardo. La pura e semplice verità è una menzogna, e in quanto metafora, inganno e artificio essa cela le sue origini, le sue relazioni scandalose.
Qui si capovolge il concetto di arte come verità o menzogna, di etica come estetica, ovvero dell’estetica che perde valore proprio per assumere valore etico. Ma perché l’estetica dovrebbe essere etica? Se ciò fosse, sarebbe davvero buffo immaginare l’equivalente inverso. 
All’arte, condannata da Platone come menzogna, magnificata da Nietzschecome verità, forse spetta un compito più modesto, ma più vitale. Forse il suo compito è di porre delle domande, di far cercare in noi e intorno a noi delle risposte per trovare, forse, solo nuove domande.
articolo pubblicato anche su www.sognoelektra.com