venerdì 1 maggio 2009

Frammenti di civiltà



Vernissage: 4 maggio 2009 ore 19:0. Via Melchiorre Gioia, 107. 20124 - MILANO - ITALY
04 maggio - 22 maggio 2009

La poetica di Ignazio Fresu è articolata e complessa. Alcune opere materiche dal titolo ”Frammenti” ci fanno pensare a ruderi arcaici la cui struttura si articola secondo antiche topografie di città distrutte dal tempo e recuperate solo grazie a scavi archeologici. Questi mettono in evidenza le fondamenta di case o di agglomerati urbani. La raffinatezza cromatica, basata su verdi-azzurri ed aranci, con cui Ignazio Fresu ci presenta questi scavi, costituiscono ritmi geometrici paralleli o ripetuti che si richiamano empaticamente e conferiscono all’opera un che di modulare.
Un’opera di recupero quindi quella di Fresu che vuole riportarci indietro nel tempo per renderci consapevoli di un momento di vissuto umano che non è più, ma che è ancora capace di suscitare in noi le emozioni che la memoria può evocare.
Altre volte la pittura-scultura è costituita da lastre metalliche rettangolari sulle cui superfici emergono incrostazioni materiche, quasi granuli di sabbia o di saldatura che vanno via via ispessendosi scendendo dall’alto in basso. Queste concrezioni assumono sfumature diverse a seconda degli ossidi che le ricoprono, per cui i colori sfumano dai gialli-blu ai rosa-verdi, ai grigi, con variazioni diffuse che caratterizzano ogni lastra. Notevole è l’effetto luce che fa assumere ai colori ed agli aggetti connotazioni particolari alle composizioni. Anche qui l’effetto del tempo pare manifestarsi attraverso accumulazioni materiche che in qualche modo ricordano quelle naturali di stalattiti e stalagmiti. Bella questa trasposizione creativa che ci ricorda aspetti di recupero di reperti fisico-chimici, quasi portati su un piano per essere fruiti ed analizzati al microscopio.
A volte il frammento è visto come ad ingrandimento, in cui la struttura architettonica viene scandita attraverso una serie di rettangoli e quadrati in rapporto tra loro, una sorta di composizione alla Mondrian in cui i due soliti colori complementari (azzurro-arancio) si accostano o si contaminano attraverso rilievi bruni e grigi che ne definiscono le forme.
Possiamo dire che Fresu riporti alla luce, con i suoi recuperi archeologici, antiche fasi creative di un mondo ormai corroso dal tempo, facendoci riflettere sullo stato mutevole delle cose e mostrandoci, in chiave poetica, il disfacimento cui l’erosione e l’abbandono portano.
La speranza in una continuità dell’arte ci viene presentata attraverso alcune sue “installazioni”, quasi sculture modulari, costituite da multipli di oggetti industriali che si replicano a piacere in un ambito prospettico.
Il suo non è solo il recupero di materiali di rifiuto, ma la costruzione razionale di elementi simbolici in grado di trasformarsi in oggetti estetici evocativi.

Silvano Battistotti