domenica 6 luglio 2008

Action painting a Modena

Capita a volte di trovarci di fronte ad un fatto raro. Inusuale, anzi, rarissimo è trovarne due in un sol colpo! Questo è quanto scopriamo visitando la mostra a Modena sull’ Action Painting.

La prima sorpresa è data dall’appurare che una mostra di quella portata in una sede prestigiosa qual è il Foro Boario, è completamente gratuita, ovvero, visto il recente episodio del "Bologna Flash Art Show" è bene precisarlo, sono completamente gratuiti oltre l’ingresso alla mostra, tutti i servizi tra i quali il guardaroba, il materiale divulgativo e informativo, depliant, locandine, manifesti, e cartoline delle opere esposte. Il catalogo molto completo e senza pubblicità, è venduto ad un prezzo che oggigiorno lo si potrebbe definire "politico": 20 euro.

La seconda sorpresa è data dalla qualità e l’importanza sia storica che artistica delle opere esposte, l’organizzazione, la disposizione e la documentazione, anche visiva e, perché no, didattica della mostra.

Non c’è enfasi nelle mie parole e sinceramente non saprei a quale dei due argomenti dare la priorità. Assistiamo ormai da troppo tempo alla ricerca del profitto in campo culturale. I vecchi slogan che volevano la cultura per tutti sono stati completamente dimenticati anche dai loro ispiratori. La cultura in questi ultimi anni è tornata ad essere di elite perché non tutti hanno la possibilità di spendere 10 euro, quando va bene, per visitare esposizioni che molto spesso sono organizzate unicamente per fini utilitaristici di solo profitto economico; mostre che studenti squattrinati e famiglie di lavoratori non si possono certo permettere, in questo modo, la cultura diventa uno strumento di sperequazione sociale.

La mostra percorre un periodo assai particolare dell’arte americana che va dagli anni ‘40 fino agli anni ‘70. quando a seguito della seconda guerra mondiale e delle persecuzioni, gli artisti europei si trasferirono quasi in blocco negli USA incontrando gli artisti locali che erano per lo più figli di emigrati o emigrati essi stessi dal vecchio continente. La prima sala pone in risalto questo aspetto presentando alcune delle opere più significative della collezione Peggy Guggenheim, la grande mecenate e, senza alcun dubbio, la maggiore artefice di questo connubio, ovviamente, dopo Adolf Hitler! Sono così presenti i cosiddetti artisti dell’arte "degenerata" messisi in salvo negli Stati Uniti che uscivano in quegli anni dalla Depressione, trasferendo in questo modo il Background della vera cultura artistica europea di quei decenni in America. Ecco dunque le opere di Kandinsky, Klee, Kupka, Schwitters, Ernest, Helion, Mondrian, Matta, Davis, Albers, che incontrano quelle di Gorky e di De Kooning per poi snodarsi attraverso la cosiddetta "pittura di azione" nei lavori del grande precursore del dripping materico: Hofmann, fino alla rabbiosa, ma purtroppo breve esperienza di Pollock. La mostra segue un percorso cronologico ben congeniato in cui le opere sono presentate in spazi organizzati in maniera monografica per singoli artisti ma al contempo tutti uniti tra di loro senza soluzione di continuità, nell’ampia sala che segue quella introduttiva. Abbiamo così le opere della Scuola di New York: dell’espressionismo astratto che continua sui due rami dell’astrazione praticata in America negli anni cinquanta e sessanta: i gesti esuberanti di De Kooning, Franz Kline, Jackson Pollock e altri esponenti dell’ Action Painting e i piani di colore relativamente privi di modulazione della scuola dei Colorfield, con Josef Alberts, Barnett Newman, Ad Reinhard, Mark Rothko e Clyfford Still.

La mostra si sviluppa sino agli anni settanta con le opere degli artisti più significativi di quel periodo che non sto a elencare, fino al grande ma dimenticato Conrad Marca-Relli.

La mostra sull’ Action Painting di Modena, aperta fino a il 27 febbraio, è di esempio e di buon auspicio perché in un prossimo futuro, nel cambiare rotta, l’arte e la cultura possa essere condivisa da tutti.