mercoledì 23 maggio 2012

Ombre. La verità disturba



Due articoli (clicca sulle immagini per ingrandirle), uno de "Il Piccolo" e l'altro de "Il Messaggero veneto", che riferiscono di una certa intolleranza manifestata da alcuni a Gradisca d'Isonzo nei confronti dell'installazione "Ombre". Una installazione che, è bene ricordarlo, intende richiamare la coscienze sui drammi generati dalla violenza dell'uomo sull'uomo, primo tra tutti la Shoah.

L'installazione "Ombre" di Ignazio Fresu (clicca qui) recentemente è stata esposta a Gradisca d'Isonzo, in provincia di Gorizia, registrando una certa intolleranza da parte di alcuni. I panni appesi ai fili evocano persone che sono state e sono vittime della violenza, di ogni forma di violenza. Provate a pensare ai fili dei panni appesi in un giardino che garriscono nel sole. E' una immagine di vitalità. Provate a pensare alle cataste di scarpe ammucchiate nei magazzini dei lager: questa è una immagine di orrore, di morte. I panni di Fresu, rigidi e grigi, evocano la vita, la vitalità di persone, bambini-donne-ragazzi-uomini, che viene oppressa. La sua linfa è risucchiata da un terribile parassita e ciò che resta della persona è un simulacro pietrificato, inerte, morto. Questi indumenti rigidi, anneriti, incapaci di sventolare al sole, esprimono il senso di desolazione dell'artista di fronte alla violenza dell'uomo sull'uomo: a quella di chi ha pensato e messo in atto la Shoah, a quella di chi massacra il suo popolo per non cedere il potere da cui il popolo intende espellerlo, a quella di chi lascia che i suoi operai muoiano di mesotelioma perchè prendere le misure che lo eviterebbero ridurrebbe i profitti. A quella di chi intenzionalmente uccide, opprime, espelle, estirpa. E' questo il messaggio di "Ombre". Non capirlo, non condividerlo, non lasciarsene contaminare, non provare lucida pietà è un servizio reso al Grande Parassita.
Roberto Malfatti