mercoledì 6 ottobre 2010

Intervista a Edoardo Nesi

Ignazio Fresu intervista l’assessore alla cultura della Provincia di Prato, Edoardo Nesi
da SCHEDA

Cosa avete fatto come assessorato alla provincia di Prato nell’ambito della valorizzazione delle differenti forme culturali in quest’ ultimo anno ?

La città presenta una situazione storica sociale completamente diversa da quella di tutte le altre città toscane e questo per la presenza di una comunità cinese particolarmente forte e strutturata.
La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di far tradurre in italiano uno studio della Monash University che aveva commissionato a professori diversi studi sull'immigrazione cinese a Prato. Uno studio che è il primo del genere. In effetti la situazione è molto complessa, non si riesce neanche a decidere quanti siano.
Ci sembrava quindi giusto partire da questa operazione per dare un fondamento scientifico alle azioni che dovevamo intraprendere. I cinesi sono in varie parti del mondo ma qui si analizzano le varie differenze con le varie situazioni.
Poi con Veronesi e la direttrice Monash University, Loretta Baldassar abbiamo deciso di istituire un concorso letterario per immigrati di seconda generazione, con l'idea che chi nasce a Prato, cresce a Prato, studia e lavora a Prato, è pratese, non può bastare il colore della pelle o il taglio degli occhi non può interessarci, siamo uomini di cultura e può bastarci molto meno, ma la Costituzione obbliga tutti gli italiani a pensare a questa cosa. Però perché abbiamo pensato a loro e non abbiamo aperto a tutti? Perché abbiamo bisogno di sentire la loro voce perché non la sentiamo. È di oggettiva difficoltà e abbiamo preferito riservare a loro questo concorso: io e Sandro saremo in giuria e leggeremo le loro opere e speriamo di trovare qualche futura promessa letteraria.

Quali sono le aree di criticità relative all’operato del suo assessorato?

Sono un po' ovunque, ci sono stati tagli ai contributi molto forti.
La provincia si sostenta principalmente con le tasse automobilistiche e il consumo di energia elettrica e con il 2008 e poi il 2009 questi parametri sono andati decrescendo così che ora ci sono meno soldi. Ma non voglio piagnucolare, ho un’altra opinione della cultura che è poi quella che mi ha portato ad accettare l’offerta di Lamberto Gestri e a diventare assessore.
C'è da dire che la cultura non deve essere fatta solo con i soldi, l'idea che la cultura debba esser pagata dalle istituzioni risente di un modo vecchio di pensare: Firenze, Roma e Venezia riescono a guadagnare dalla cultura, la sfida e' proprio questa. Il mio tentativo è quello di fare delle cose forti e alte senza spendere soldi, che poi non ho. Questa è la vera criticità della situazione.
Quello che poi rappresenta la difficoltà del lavoro, c’è la difficoltà ad operare in certi contesti, c’è la differenza fortissima fra lavorare in privato e in pubblico, però devo dire che pia sto imparando, un esempio è il tentativo di realizzare finalmente un parco archeologico a Gonfienti

Pensa sia preferibile ideare nuovi contenitori e formati o utilizzare al meglio quelli già esistenti?

La domanda e' importante anche se generica. In questa città ci si trova di fronte a concetti contrastanti sul restauro dei luoghi: a Prato ci si interroga, per esempio, se sia opportuno o no restaurare vecchie fabbriche, dei vecchi capannoni che di artistico e importante dal punto di vista architettonico non hanno proprio niente. Cioè, questo modo di pensare ci porta molto spesso a tentare operazioni di conservazione senza saper bene cosa poi fare di questo edificio conservato o restaurato.
Io sarei anche per una certa eutanasia di edifici, non dobbiamo aver paura di farne di nuovi penso, oppure di non farne, mentre mi fa un po’ paura quell’idea che noi si debba essere i conservatori di qualcosa che è stato fatto in passato e si deve solo immaginarci qualcosa da fare dentro. Perché anche l’attività artistica fatta dai contenitori deve essere chiarita, deve essere di un certo livello

Quello del turismo è anche un tema culturale. In che maniera la Provincia e il suo Assessorato hanno partecipato per incentivare questi due aspetti così legati tra loro?

Io non ho l'assessorato al turismo, ce l'ha Napolitano e fa un bel lavoro cercando di intensificare la presenza dei turisti a Prato. Il turismo può e deve essere solo culturale. Non c'è ragione di venire a prato se non per vedere le bellezze architettoniche delle antiche chiese dell’antico centro, c’è il museo Pecci, spero ci possa essere Gonfienti in futuro. Il turismo è nelle mie idee è solamente culturale in futuro. Quindi più saremo capaci di legare queste due cose, più turisti avremmo da tutte le parti del mondo

Come vi ponete con l’ipotesi di accentramento da parte della Regione Toscana?

Quello ci pone qualche piccolo problema, il documento è stato votato poco prima delle elezioni a oggi ancora i risultati di questo documento non sono evidenti. Vediamo un po’ come fare, vediamo cosa succederà, mi pare sia questa la tendenza generalizzata ad accentrare le cose, ha i suoi lati positivi, purché non accada a scapito del territorio. Non tutti gli assessori alla cultura sono uguali. Se da una parte la Regione fa bene a controllare, ci piacerebbe che restasse una consultazione forte.

Era apparsa la notizia sui giornali della prossima soppressione dell’APT e di tutte le aziende turistiche decentrate per affidare il turismo alla sola Regione Toscana.

La domanda va rivolta a Napolitano, comunque noi non siamo d'accordo. L'APT sta facendo un buon lavoro, nel momento in cui chiede un maggior turismo, forse bisogna parlare con chi nei luoghi vive, che i luoghi conosce e che quei luoghi ha saputo promuovere… non mi trova d'accordo la proposta.

In funzione del cambiamento, tema di questo numero di Scheda, c’è qualcosa chele sarebbe piaciuto fare e che invece non vi ha visto riuscire?

domanda enorme, accade sempre. come assessore posso dire ciò che a me piacerebbe: provocare un cambiamento nel modo di pensare dei cittadini verso l’immigrazione. Dopo anni che questo cambiamento lo abbiamo subito, oggi questo fenomeno è sentito come una perturbazione, un danno. Sebbene sia a conoscenza dei problemi, che ci sono, a questi problemi non si può dare una risposta solo con la polizia, da nessun’altra parte del mondo succede questo. Dobbiamo integrare le persone che vengono da fuori. Sono anche d'accordo a mettere da parte tutte le ragioni forti di pensiero morali, etiche relative a questo fenomeno, e parlare solo di ragioni economiche. Da questo punto di vista noi non abbiamo nessun interesse a che una componente così vitale e forte non abbia contatti più stretti con noi.

ancora una domanda: un approfondimento sul progetto Gonfienti

Gonfienti è per l'Amministrazione – non per il solo assessorato - un punto caldo. Con il presidente la prima visita che abbiamo fatto è stata a Pietra Marina, meraviglioso luogo e abbiamo capito l'importanza di Gonfienti, 120 ettari quasi il centro di Prato, potrebbe diventare un luogo di attrazione fortissima per i turisti, io ci ho investito energia e la faccia, sia su Gonfienti che sui tutte le emergenze, le installazioni di Montalbano. Si tratta di un sistema, non di un luogo dove ci sono le cose: è tutta l'area. Questa è sotto terra, è quindi una cosa nuova, si tratta di sfruttare questa cosa non tanto per i reperti, che si possono anche trovare in giro per il mondo con il risultato di avere l'effetto- abitudine: l'idea bella è quella di far visitare lo scavo mentre avviene, cosa è uno scavo mentre si verifica.
Certo ci sono anche ragioni forti dal punto di vista politico, quello dell'inteporto stesso e noi non vogliamo dire che l'interporto è meno importante degli etruschi. L’interporto deve espandersi e avere quella forza che gli è stata promessa. Ciò che dobbiamo fare è mettere insieme tutte le volontà e ci stiamo provando