lunedì 22 giugno 2009

Nulla perdura se non il mutamento



Fotografie scattate presso la Cappella di Villa Vogel, Firenze, Marzo 2006 - Photographs taken at the chapel of Villa Vogel, Florence in March 2006. Altre immagini - Other images

La mia installazione dal titolo: “Nulla perdura se non il mutamento” tratto dai “Frammenti” di Eraclito, si presenta come una struttura instabile appesa al soffitto della sala espositiva con dei sottilissimi fili di nailon, in palese contrasto con l’apparente pesante massa ferrosa arrugginita dei tubi e dei giunti di cui si compone. Tubi pericolanti intrecciati in un equilibrio impossibile con l’intento di procurare nello spettatore un effetto di straniamento e di precarietà immanente, la percezione della caducità dell’uomo e del suo tempo.

In tutte le mie installazioni ricerco l'intersezione di dimensioni differenti e, di queste, colgo la trasformazione, la mutabilità. Ritengo sia questa la condizione per recepire il senso di una “bellezza” non convenzionale “differente” e “contrastante” alla bellezza così come è comunemente intesa. Quello, infatti, che cerco di realizzare è una bellezza interiore che è per sua natura precaria, traballante, effimera, fuggevole e prima di ogni altra cosa insostenibile! Insostenibile poiché non è specchio del discorso in cui si celebra la descrizione del mondo raccontato, simulacro e rappresentazione dell’immagine di se stesso e dell’apparenza, narrazione del consenso. Attraverso i mezzi di comunicazione di massa dalla tv a internet, la realtà del mondo non è più discernibile dal racconto del mondo, il consenso non avviene più sulle cose, ma sulla descrizione delle cose, che ha preso il posto della loro realtà.

Con i miei lavori intendo porre l’attenzione sulla realtà tangibile, utilizzando materiali impermanenti e dando particolare risalto alla loro mutevolezza. Nell’installazione in questione ho utilizzato degli imballi di polistirolo, per i giunti e tubi di cartone scartati dall’industria tessile, ricoperti di materiali ferrosi di recupero e poi ossidati. Attraverso la loro natura deperibile voglio rivolgermi alla sfera interiore. Pur servendomi della mimesi - condizione prioritaria nell’arte - non intendo limitarmi a formulare immagini illusorie ma proporre l’opera nella sua reale condizione d’impermanenza.

L'impermanenza è veramente la realtà di fronte ai nostri occhi: nulla persiste, tutto cambia, e quasi mai cambia secondo il nostro desiderio. Pur appartenendo a questo mondo di simulacri e nelle inevitabili contraddizioni che i miei lavori implicano, guardo all'arte non come ad un feticcio, come a qualcos'altro da sé, bensì in sé. Non come ad un'essenza della cosa, ma come la cosa in sé, capace di profondere bellezza così com'è.

Ignazio Fresu



NOTHING LASTS EXCEPT CHANGE

My installation entitled “Nulla perdura se non il mutamento” (“Nothing lasts except change”), taken from Heraclitus’ “Fragments” appears as an unstable structure hanging from the ceiling of the exhibition room, held by fine nylon thread, in clear contrast with what appears to be a heavy, rusty iron mass of disintegrating pipes and joints. These precariously balanced intertwined pipes are meant to create within the observer a feeling of alienation and imminent precariousness, the perception of the infirmity of man and of his times. In all of my installations I seek the intersection or overlapping of different dimensions and from these I capture the transformation or mutability. I believe this to be the condition required to capture the sense of an unconventional  “beauty” which is different from or in contrast to beauty as it is normally understood.

What I try to render, in fact, is inner beauty which is by nature, unstable, ephemeral, precarious, fleeting and above all else, unsustainable! This inner beauty is unsustainable because it is not the mirror image of a discourse in which the narrated description of the world is celebrated. It is neither a simulacrum nor a substitute, neither a representation of its own image nor of what it appears to be. Nor does it does relate a consensus.

Through means of mass communication ranging from TV to internet, the reality of the world can no longer be distinguished from the story of the world. Consensus is no longer on actual things but on the description of things which has taken the place of the reality of those things themselves. Through  my works I wish to draw attention to tangible reality by using impermanent materials and by giving particular emphasis to their changeability.
In the installation in question I have used polystyrene packaging, for the joints and pipes, cardboard rolls thrown away by the textile industry, which I have covered in recuperated iron materials which have subsequently been oxidised.

Through their perishable nature I wish to reach their inner sphere. In spite of my use of mimesis or imitation, a primary condition in art, I do not intend to limit myself to formulating illusory images but wish to offer the work in its real, impermanent state. Impermanency is actually reality before our eyes: nothing lasts, everything changes and it hardly ever changes as we would like it to. Notwithstanding the fact that I belong to this world of simulacrums or substitute images and in spite of the inevitable contradictions which my works imply, I look upon art not as a fetish, as something apart from itself but as within itself. I see it not as an essence of a thing but as the thing itself, able to bestow beauty just as it is.

Ignazio Fresu